Quel miliardo di battezzati

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Gian Franco Svidercoschi nel suo libro “ il ritorno dei chierici” scrive: ”E’come se la Chiesa cattolica fosse oggi attraversata da una linea di confine, quasi da un muro. E cioè, come se fosse spezzata, divisa in due Chiese..... Da una parte, c’è una Chiesa che ormai si sente non più semplicemente depositaria ma “padrona” esclusiva, unica, assoluta, della verità che annuncia; segnata da una risorgente mentalità clericale.............
E, l’altra Chiesa nata cinquant’anni fa con il Concilio Vaticano II. Questa Chiesa, capace di cambiare, e perfino di mettersi in discussione, maturò di pari passo col progredire di quasi 2700 vescovi, i quali presero coscienza della propria responsabilità nei confronti della Chiesa universale. E cioè, sentirono di far parte di quel ”popolo di Dio” che è molto più vasto della gerarchia ecclesiastica;...... Ma è anche la Chiesa – bisogna ricordare – che è stata bloccata nella fase evolutiva, e proprio nel suo centro vitale, non appena si delinearono all’orizzonte le riforme che avrebbero dovuto modificarne profondamente metodi e strutture tradizionali.
Fra i tanti capitoli ci ha colpito in modo particolare quello appunto intitolato “ Quel miliardo di battezzati ” che formano  “il popolo di Dio”  immagine  straordinaria della Lumen Gentium e che col passare degli anni, è via via scomparsa – sostituita da altre meno incisive – non solo della realtà pastorale, dove del resto stava appena entrando e fra tante difficoltà, ma dal vocabolario stesso della gerarchia ecclesiastica.
Anne Soupa e Christine Pedotti, a nome di un gruppo cattolico francese, hanno scritto tempo fa una lettera aperta a Benedetto XVI per chiedergli di proclamare un “Anno dei battezzati”. Era stato fatto per i sacerdoti, gli ricordavano, e allora perchè non farlo anche per i cristiani laici? “ un tempo di meditazione della Chiesa intera sulla vocazione propria dei battezzati di riconoscere la grandezza della propria dignità e di scoprire in essa la grazia di annunciare i doni di Dio”. E ancora:”Crediamo con la massima certezza che è attraverso la voce di questa immensa folla dai talenti e dai carismi innumerevoli che il Vangelo di Cristo può risuonare nel mondo”.
Invece come si sa, il papa ha indetto un “Anno della Fede”. E lo ha deciso appunto per richiamare la centralità della fede, al fine di rafforzarla, di approfondirla, e perchè possa poi sostenere il rilancio della missione evangelizzatrice. E’ stata  sicuramente una scelta coraggiosa e, per certi aspetti, obbligata, in rapporto a un mondo in cui si restringono sempre più gli spazi per la presenza di Dio e per il messaggio cristiano. Ma c’è ugualmente da chiedersi se questa iniziativa, caratterizzata da una tematica così ampia e inevitabilmente generica, non rischi di venir confusa con altre proposte – partite oltretutto dal “centro”, da Roma – e quindi di essere accolta con scarso interesse, se non con indifferenza, da parecchi credenti.
Un “Anno dei battezzati, e per giunta nel 50° anniversario dell’apertura del concilio Vaticano II, avrebbe potuto significare quanto meno una rinnovata attenzione a quel miliardo e più di cattolici che vivono, sparsi nel mondo, nelle più diverse situazioni sociali, culturali, politiche. E dunque, non solo i cattolici dell’occidente, ma anche quelli che abitano nelle favelas brasiliane, nelle terre ghiacciate del nord, nelle savane africane. Oppure in paesi sotto dittature, o egemonizzati da altre religioni, o invasi dalle sette protestanti. O, peggio, quelli delle regioni lungo la “cintura” integralista islamica, dalla Nigeria all’Indonesia, e posti ormai ogni giorno di fronte alla drammatica alternativa di fuggire o mettere a repentaglio la vita.

battesimo


In quel miliardo e più di cattolici, si snoda l’immenso reticolo delle parrocchie che ancora scandiscono – con i loro riti, con i loro segni, l’acqua, l’olio, il pane spezzato – i momenti essenziali della vita cristiana. E poi, emersa dalla profonda “riserva” carismatica del cattolicesimo, c’è una esplosione di vitalità: i giovani, i movimenti laicali, il volontariato, specialmente le donne, protagoniste assolute nella catechesi, nei servizi caritativi. E i frequentatori dei santuari, sempre più numerosi, gente che ha bisogno di “toccare” per credere, e non ha trovato (o non è stata capace di trovare) un’atmosfera di sacralità nelle proprie chiese. Quindi, l’enorme massa dei cristiani tiepidi, un po’ superficiali, saltuari, che hanno ridotto al minimo la loro appartenenza religiosa. E infine, una specie di “terra di nessuno”, popolata da larghe fasce delle nuove generazioni, dai quasi lontani, dai quasi agnostici. Ma tra i quali, sono in molti ad aver mantenuto un qualche rapporto con la preghiera. Forse, per tentare di colmare l’aridità interiore. O per non rassegnarsi a vivere in una società priva di senso......... Ebbene questo miliardo e più di laici cristiani sono anch’essi Chiesa, al pari di quella rappresentata dal papa, dai vescovi, dai preti. Ma riescono davvero a sentirsi parte integrante del “popolo di Dio”, della Chiesa universale? O non vengono lasciati troppo spesso ai margini, e comunque poco aiutati a vivere la fede? A capire finalmente perchè sia dia del tu al Padre che sta nei cieli?
Forse, per il miliardo e più di laici cristiani, ci vorrebbe un concilio apposta. O almeno ci vorrebbe che il Vaticano II venisse non solo applicato in tutto e per tutto, ma anche ulteriormente sviluppato. Cinquant’anni fa, era già stata una novità straordinaria. Per la prima volta, un concilio aveva proclamato la dignità del laico cristiano, la sua appartenenza a pieno titolo alla Chiesa, alla missione evangelizzatrice........ Nello stesso tempo, aveva ricordato che la testimonianza per la verità del Vangelo non è affidata solo al magistero in senso stretto, ma a tutto il “popolo di Dio”, quindi, in una certa misura, anche ai laici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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